Pagina:Alencar - Il guarany, II, 1864.djvu/104

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l’indifferenza che le mostrai, e l’infelicità involontaria che cagionai a sua madre.

La voce del vecchio fidalgo si fece un po’ tremola e commossa; s’accorse che una memoria dolorosa, sopita nel fondo del suo cuore, si era ridestata.

— Povera donna!... mormorò egli.

Sorse in piedi, passeggiò per la stanza, e riuscito a dominare la sua emozione, si rivolse ai due giovani.

— Questa è la mia ultima disposizione; so che l’adempirete; non vi chieggo un giuramento; mi basta la vostra parola.

Diego stese la mano, Alvaro mise la sua sul cuore: e don Antonio che comprese quanto diceva quella muta promessa, li abbracciò.

— Adesso cacciate la tristezza; voglio vedervi lieti; io pur lo sono, mirate! La tranquillità sul futuro va a ringiovanirmi di nuovo; e forse aspetterete ancora molto tempo, prima che vi occorra di eseguire la mia volontà, che fino allora dee rimaner sepolta nel vostro cuore, come testamento che ella è.

— Così l’avea intesa, disse Alvaro.

— Or bene, replicò il fidalgo sorridendo, dovete pur avvertire ad un altro punto; ed è che forse toccherà a me stesso di eseguire una delle parti del mio testamento. Sapete qual’è?

— Quella della mia felicità!... rispose il giovane arrossendo.

Don Antonio gli strinse la mano.