Pagina:Alencar - Il guarany, II, 1864.djvu/127

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parola può rendermi la calma e la tranquillità.

— E se questa parola vi facesse odiarmi? balbettò la giovane.

— Non abbiate questo dubbio; qualunque sia la disgrazia che mi annuncierete, sarà ben venuta dalle vostre labbra; è sempre una consolazione ricevere una cattiva nuova da un labbro amico!

Isabella si accingeva a parlare, ma arrestossi conturbata:

— Ah! non posso! bisognerebbe ch’io vi confessassi tutto!

— E perchè nol fate? Non avete confidenza in me? Non mi tenete per amico?

— Se lo foste!...

E gli occhi d’Isabella scintillarono.

— Finite!

— Se foste un amico, mi perdonereste.

— Perdonarvi, donna Isabella! Che mi faceste perch’io debba perdonarvi? disse Alvaro maravigliato.

La fanciulla quasi paventò di quello che avea detto; e si coperse il viso colle mani.

Tutto questo dialogo, vivo, animato, pieno di reticenze e di esitazioni da parte d’Isabella, avea eccitato la curiosità del cavaliere; il suo spirito perdevasi in un pelago di dubbii e d’incertezze.

Ad ogni volta il mistero si rendea sempre più impenetrabile; a principio Isabella dicea che era stata derisa; adesso dava ad intendere che era colpevole: il cavaliere risolse a qualunque costo di scoprire quello che era un secreto per lui.