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Pagina:Alencar - Il guarany, II, 1864.djvu/62

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Ambedue si avviarono nella direzione del fiume, il cui frastuono udivasi distintamente.

Alvaro, valente e coraggioso, disprezzava troppo il suo nemico per prendersi di lui la benchè menoma soggezione; del resto la sua anima nobile e leale, incapace della più piccola villania, non pensava a tradimenti.

Non potea immaginare che un uomo, venuto a provocarlo, che stava per impegnarsi in un franco combattimento, recasse l’infamia al punto di volerlo ferire alle spalle.

Perciò continuò a camminare, quando Loredano, lasciando cader apposta il cinturino della spada, soffermossi un istante per raccoglierlo e rimetterlo al suo posto.

Quello che allora volgeva nell’animo, non accordavasi col nobile contegno del cavaliere; vedendo il giovane un poco avanti, disse seco:

— Ho bisogno della vita di quest’uomo, essa è in mia mano! Sarebbe follia lasciarla fuggire e porre a rischio la mia. Un duello in questo deserto, senza testimoni, è un combattimento in cui la vittoria appartiene al più esperto.

Dicendo questo, Loredano occupavasi in armare la sua carabina colla maggior cautela, e tenendo dietro da lungi ad Alvaro, affinchè il rumore del ferro o il silenzio delle sue pedate non isvegliassero l’attenzione del giovane.

Alvaro camminava tranquillamente; il suo pensiero era ben lungi da lui, e vagolava intorno l’immagine di Cecilia, al cui fianco scorgeva i