Pagina:Alencar - Il guarany, II, 1864.djvu/63

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grandi occhi neri di Isabella ripieni di una languidezza malinconica; era la prima volta che quel viso bruno, quella bellezza addente e voluttuosa veniva a confondersi ne’ suoi sogni colla bionda fanciulla, coll’angelo de’ suoi amori!

D’onde proveniva ciò? Il giovane non sapea rendersene ragione; ma un certo qual presentimento diceagli che in quella scena della finestra eravi fra le due fanciulle un secreto, una confidenza, una rivelazione; e che questo secreto era lui.

Così, quando la morte gli si approssimava, quando già gli aleggiava dintorno e stava per toccarlo, egli, trascurato e meditabondo, rivolgeva nell’animo pensieri di amore, e nutrivasi di speranze.

Non rifletteva che potea morire, avea coscienza di sè e fede in Dio; ma se per caso un destino crudele il sopraffacesse, confortavasi coll’idea che Cecilia, offesa, gli perdonerebbe un resto di risentimento, che per avventura serbasse contro di lui.

In questa pose la mano nel seno del giubbone, e ne trasse quel gelsomino che la fanciulla aveagli dato, e che già era appassito al contatto delle sue labbra ardenti; accingevasi a baciarlo ancora una volta, quando gli sovvenne che Loredano potea vederlo.

Ma non udì i passi dell’avventuriere; la prima idea che gli venne fu che fosse fuggito; e come la codardia dalle anime grandi vien considerata compagna alla bassezza, pensò ad un tradimento.