Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/101

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Quando stavano per entrare, il lume che l’avventuriere recava in mano per rischiarare la via, si spense d’improvviso.

— Stordito che sei! disse Loredano contrariato.

— È colpa mia! Intendetevela col vento.

— Bene! Non sprecate il tempo in parole! Traete fuoco!

L’avventuriere tornò indietro in cerca del suo focile.

Loredano restò in piedi sulla porta attendendo che il suo compagno tornasse; e gli parve di sentire da vicino la respirazione di un uomo.

Applicò l’orecchio per accertarsene; e per maggior sicurezza trasse il pugnale e collocossi nel bel mezzo di essa, per impedire l’uscita a chiunque si fosse.

Non udì più nulla; sentì però di repente un corpo freddo e gelato che gli toccò la fronte; Loredano rinculò, e brandendo il pugnale diè un colpo alla cieca.

Parvegli di aver incontrato qualche cosa; se non che tutto conservossi nel più profondo silenzio.

L’avventuriere tornò recando il lume.

— È singolare, diss’egli; il vento può spegnere una candela, ma non le toglie il lucignolo.

— Il vento, di’ tu. Forse il vento dà sangue?

— Che volete dire?

— Che il vento che spense il lume, è lo stesso che lasciò le sue traccie su questo ferro.