Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/128

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Tutti, cogli occhi fissi ed ogni altro senso teso, stimavano veder l’inimico comparire ad ogni istante, e apparecchiavansi a cadergli sopra con quell’audacia e quell’impeto di assalto onde era segnalata la razza degli Aimrè.

Passarono pochi secondi in quell’aspettazione inquieta; il rumore udito a principio era cessato interamente; che fosse un’illusione?

Un sibilo, o piuttosto uno di que’ suoni lievi che produce un corpo fendendo l’aria, attraversò lo spazio; i selvaggi trasalirono, e giudicarono che il nemico questa volta stesse per prorompere dal seno della foresta.

Ma il nemico cadde in mezzo a loro d’improvviso, senza che potessero accorgersi se era sorto dal seno della terra o disceso dalle nuvole.

Era Pery.

Altiero, nobile, raggiante di quell’invitto coraggio e di quell’eroismo sublime, di cui già avea dato tante prove, l’Indiano appresentossi in faccia di dugento nemici, forti e bramosi di vendetta.

Cadendo sopra di loro dall’alto di un albero ne aveva abbattuto due; e aggirando lo spadone come una ruota attorno il suo capo, si aperse un cerchio nel mezzo dei selvaggi.

Allora accostossi a un macigno che soprastava a un rialzo di terreno, e apparecchiossi a quel mostruoso combattimento di un uomo solo contro dugento.

La posizione in cui si era messo lo favoriva,