Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/129

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se ciò era possibile, rispetto a una siffatta disparità di numero; solo due nemici potevano assaltarlo di fronte.

Passato il primo spavento, i selvaggi, inferociti, si tesero come una molla, come una tromba dell’oceano, per scattare sopra l’Indiano che ardiva assaltarli a petto scoperto.

Videsi una confusione, un turbine orribile di uomini che si ributtavano, che cadevano e contorceansi; capi che si rizzavano ed altri che scomparivano; braccia e schiene che si agitavano e si contraevano; parevano tante parti di un solo corpo, o membra di qualche mostro ignoto che dibattevasi in convulsioni.

Nel mezzo di quel caos scorgeasi ai raggi del sole lampeggiare con riflessi rapidi e quasi ignei la lamina dello spadone di Pery, che passava e ripassava colla celerità del baleno quando scoscende le nuvole e attraversa lo spazio.

Un subisso di grida, di imprecazioni e gemiti rauchi e soffocati, che si confondea collo scricchiolare dell’armi, elevavasi da quel pandemonio, e andava a perdersi in distanza nei rumori della cascata.

Seguì una calma orribile; i selvaggi, resi immobili dallo spavento e dalla rabbia, sospesero l’assalto; i corpi dei caduti alzavano una barriera tra loro e l’avversario.

Pery abbassò lo spadone e aspettò; il suo braccio destro affaticato da quell’enorme sforzo, non potea più servirgli e cadeva inerte; passò l’arma nel braccio sinistro.