Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/134

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avveniva attorno di sè; tenea gli occhi fissi sullo spianato dalla casa che elevavasi a qualche distanza.

Vide la persona di don Antonio de Mariz che sorgeva dall’alto della palizzata; e sorretta dal suo braccio, inclinata sopra l’abisso, Cecilia, la sua leggiadra signora, che gli faceva da lungi un gesto di disperazione; da lato Alvaro e la famiglia.

Tutto quanto avea amato in questo mondo era colà presente al suo sguardo; provava un piacere indicibile in mirare ancor una volta quegli oggetti della sua estrema devozione, del suo profondo amore.

Indovinava e comprendeva ciò che sentivano nel loro interno quei suoi buoni amici; sapea che soffrivano vedendolo prigione, vicino a morire, senza che avessero il potere e la forza di salvarlo dalle mani del nemico.

Confortavalo però quella speranza che stava per raggiungere il suo obbietto; quel gaudio ineffabile di salvare la sua signora, e serbarla felice nel seno della sua famiglia, protetta dall’amore di Alvaro.

Nell’atto che Pery, preoccupato da queste idee, beavasi ancor una volta in contemplare da lungi l’aspetto di Cecilia, l’Indiana, a lui davanti, guardavalo con un senso di piacere frammisto a maraviglia e curiosità.

Confrontava le sue forme svelte e delicate col corpo selvaggio de’ suoi compagni; l’espressione