Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/160

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guerrieri forti e armati, egli, il prigioniero, il nemico che andava ad essere immolato, era il vero e l’unico vincitore.

Forse ciò parrà incomprensibile; ma il fatto si è che Pery pensava a questo, e che solo il secreto che custodiva nel fondo dell’animo poteva render ragione di tal pensiero, e della calma con cui aspettava il supplizio.

La danza continuava nel mezzo dei canti, degli strepiti e delle continue libazioni; quando ad un tratto ogni cosa ammutolì, e il più profondo silenzio regnò nel campo degli Aimorè.

Tutti gli occhi si volsero; dalla parte di un frascato, che ascondeva una specie di capanna selvaggia, eretta da un lato del campo in faccia al prigioniero.

I guerrieri si appartarono, le frondi si aprirono, e dal mezzo di quelle cascate di verzura apparve il corpo gigantèo del vecchio cacico. Due pelli di tapir, legate sopra gli omeri con un gruppo, gli coprivano la persona a guisa di manto; un gran cocar di penne scarlatte gli ondeggiava sul capo e ne rialzava ancor più l’enorme statura.

Avea il volto dipinto d’un color verdognolo e olivigno, e attorno alla gola una collana fatta colle penne brillanti del tucano; fra quell’orrendo aspetto i suoi occhi scintillavano come due fuochi vulcanici in mezzo alle tenebre.

Recava nella mano sinistra una clava coperta di piume risplendenti, e legata all’avambraccio