Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/161

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destro una specie di buccina formata d’un femore enorme di qualche nemico morto in battaglia.

Giunto all’entrata del campo, il vecchio selvaggio applicò la bocca a quel barbaro strumento, e ne trasse un suono strepitoso: gli Aimorè salutarono con grida di allegrezza e di entusiasmo la comparsa del vincitore.

Al cacico toccava l’onore di essere il carnefice della vittima, l’uccisore del prigioniero; il suo braccio dovea consumare la grand’opera della vendetta, di quel sentimento che costituiva per quelle popolazioni fanatiche la vera gloria.

Appena cessarono le grida, con cui fu accolto l’arrivo del vincitore, uno dei guerrieri che lo accompagnava si fece innanzi e piantò nel mezzo del campo un palo destinato a ricevere il capo della vittima, tosto che fosse spiccato dal busto.

Al tempo stesso la giovane indiana, che serviva di sposa al prigioniero, staccò il tacape1 pendente dall’omero di suo padre, e accostatasi a Pery, gli slegò le braccia e gli offerse l’arme, figgendo in lui un’occhiata triste, infocata e piena di amaro rimprovero.

Con quell’occhiata gli diceva che se avesse accettato l’amore che gli avea offerto, e coll’amore la vita e la libertà, ella non sarebbe obbligata pel costume tradizionale della sua nazione a farsi scherno in tal modo della sua morte.

  1. Specie di spada di legno durissimo, che taglia come il ferro.