Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/17

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numero dei nemici; potea morire, ma sperava di lasciar ben poco od anche nulla da fare al cavaliere.

Uscendo dalla capanna, Pery entrò nel giardino: Cecilia era assisa sopra un tappeto di pelli steso sull’erba, e vezzeggiava al seno la sua prediletta tortorella, offrendo i labbri di carminio alle carezze che l’uccello faceale col becco dilicato.

La fanciulla stava pensierosa; un lieve velo di malinconia faceva svanire alcun poco la vivacità naturale del suo sembiante.

— Sei sdegnata con Pery, signora?

— No, rispose la fanciulla, affisando in lui i suoi grandi occhi azzurri. Tu non volesti fare quello che ti chiesi; la tua signora ne sentì affanno.

Ella diceva il vero con l’ingenua franchezza dell’innocenza. La sera innanzi, quando si ritirò dolente pel rifiuto di Pery, era rimasta accorata per quella contrarietà.

Educata nel fervore religioso di sua madre, ancorchè senza i suoi pregiudizi, perchè corretti dai consigli di don Antonio, Cecilia serbava la fede cristiana in tutta la sua purezza e santità.

Perciò affliggevasi all’idea che Pery, cui portava una profonda amistà, non salvasse la sua anima, e non conoscesse quel Dio buono e compassionevole, cui ella inviava le sue preghiere.

Conosceva che la ragione, per cui sua madre e gli altri sprezzavano l’Indiano, era la sua qua-