Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/171

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— Confido in Dio, e nella possa che collocò nelle mie mani: possa terribile, che quando sarà venuto il momento opportuno fulminerà tutti i nostri nemici colla rapidità del baleno.

La voce del vecchio fidalgo, pronunciando coteste parole, erasi rivestita di un’enfasi solenne; il suo viso illuminossi di un’espressione d’eroismo e maestà, che facea risaltare viepiù l’austera bellezza del suo busto venerabile.

Alvaro guardò con rispettosa ammirazione il vecchio cavaliere, nell’atto che Cecilia, pallida, palpitante per le emozioni che provava, attendeva con ansietà la decisione che stavano per prendere.

Il giovane non insistè, e si soggettò alla volontà di don Antonio de Mariz:

— Vi ubbidisco; andremo tutti e ritorneremo più prontamente.

Il fidalgo gli strinse la mano:

— Salvatelo!

— Oh! sì, sclamò Cecilia, salvatelo, signor Alvaro.

— Vi giuro, donna Cecilia, che solo la volontà del cielo potrà far ch’io non adempia al vostro ordine.

La fanciulla non trovò una parola conveniente per ringraziarlo di quella generosa promessa; tutta la sua anima si espanse in un sorriso divino.

Il giovane l’inchinò; raggiunse gli avventurieri, e loro diè ordine di prepararsi alla partenza.