Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/218

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D’improvviso parve ad Isabella che le labbra di Alvaro si agitassero, che un tenue sospiro esalasse dal suo petto, ancora testè insensibile come il marmo.

Credette di illudersi; ma no: Alvaro era vivo, realmente vivo; le sue mani stringevano quelle di lei convulsivamente; i suoi occhi, brillando d’un fuoco strano, si affisavano nel volto della giovane; un alito ravvivò le sue labbra, che esalarono una parola quasi impercettibile:

— Isabella!...

La giovane mandò un fievole grido di allegrezza, di spavento e di terrore; tra le idee confuse che si affollavano nella sua mente vaneggiante, immaginò inorridita esser ella che uccideva il suo amante, che lo sacrificava per causa di un inganno fatale.

Facendo uno sforzo straordinario pervenne ad alzare il capo, e volle precipitarsi alla finestra, aprirla e dar ingresso all’aria libera; sapea che la sua morte era inevitabile, ma salverebbe Alvaro.

Se non che nell’atto che si alzava, sentì che le mani del giovane stringevano le sue, e l’obbligavano a chinarsi di nuovo sul letto; i suoi occhi incontrarono un’altra volta gli occhi del suo amante.

Isabella non ebbe più forza da resistere e compiere il suo eroico sacrifizio; lasciò cadere il capo svenuto, e le sue labbra si congiunsero nuovamente con quelle del giovane in un lungo bacio: