Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/274

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— Oh! Io sono forte! sclamò la fanciulla, levando il capo con alterezza. A te da presso non ho alcuna paura. Quando io sarò spossata, mi reggerai sulle tue braccia. La tortorella non si appoggia sull’ala del suo compagno?

Occorreva vedere la gentilezza, l’amabilità con cui pronunciava tutte queste frasi graziose, che fiorivano sulle sue labbra. Lo scintillare dello sguardo, la vivacità del volto e la novità del gesto affascinavano.

Pery rimase estatico al prospetto di quell’immensa felicità, che neppur in sogno avea immaginata.

La sera si avanzava, ed occorreva attendere al modo di passare la notte in terra; il che era molto più pericoloso, non per lui cui bastava il ramo di un albero, ma per Cecilia, avvezza al suo letto di piume di jurity, ai suoi morbidi tappeti di pelli.

Avanzando lungo la sponda per scegliere il luogo più acconcio, Pery uscì d’improvviso in una sclamazione di giubilo, scorgendo la piroga intrigata in una di quelle isole fluttuanti formate dalle parassite del fiume, che galleggiavano sull’acqua.

Era quello il miglior letto che potesse aver la fanciulla in mezzo al deserto; andò a prender la piroga, ne tappezzò il fondo colle foglie soffici delle palme, e prendendo Cecilia fra le braccia la pose a giacere in quella cuna.

La fanciulla non consentì che Pery remasse;