Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/275

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la piroga corse dolcemente sulla superficie del fiume, sospinta soltanto dalla corrente.

Cecilia si trastullava; sporgevasi sulle acque per cogliere in passando un fiore, per inseguire un pesce che baciava la faccia tersa delle onde, per immergere le mani in quell’acqua cristallina, per contemplare la sua immagine in quel miraglio vacillante.

Dipoi rivolgevasi al suo amico, e gli parlava con quella voce argentina, con quella graziosa garrulità propria di una leggiadra e scherzosa fanciulla, onde le cose più leggere e più frivole acquistano un incanto e una grazia infinita.

Pery stava pensieroso; il suo sguardo si fissava sull’orizzonte con un’attenzione straordinaria; l’inquietudine che si disegnava sul suo sembiante era indizio di qualche pericolo, ancorchè rimoto.

Sopra la linea azzurrata dalla Cordigliera degli uragani, che risaltava sur un fondo di porpora e di corallo, ammontavansi grossi nugoli oscuri e massicci, che feriti dai raggi del tramonto gettavano riflessi color di rame.

Di lì a poco quei picchi e quelle roccie disparvero avvolte in un manto color di bronzo, che innalzavasi a guisa di quelle colonne e volte di stalattiti, che incontransi nelle grotte delle montagne del Brasile.

L’azzurro puro e ridente, che copriva il resto del firmamento, contrastava con quella fascia oscura, che andava a grado a grado intenebrando, a misura che la notte cadeva.