Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/284

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«Quando tutti salivano ai monti, egli disse: restate meco, fate come faccio io e lasciate pur venir l’acqua.

«Ma non l’ascoltarono, e corsero all’alto; e lui solo lasciarono nel piano colla sua compagna, che non l’abbandonò.

«Tamandarè prese sua moglie fra le braccia, e ascese con lei sull’occhio della palma: quivi aspettò che l’acqua venisse e passasse; la palma producea frutti che li alimentavano.

«L’acqua venne, salì e crebbe; il sole tramontò e risorse una, due e tre volte. La terra scomparve; gli alberi scomparvero; scomparvero anche i monti.

«L’acqua toccò il cielo; e il Signore comandò allora che si arrestasse. Soltanto l’occhio del sole mirava quello spettacolo; non vedeva che cielo ed acqua, e fra l’acqua e il cielo la palma che galleggiava portando Tamandarè e la sua compagna.

«La correntìa scalzò la terra; svelse la palma; se la carreggiò sul dorso al disopra della terra, degli alberi, dei monti.

«Tutti perirono. L’acqua toccò il cielo tre soli e tre notti; dipoi si abbassò; si abbassò finchè scoperse la terra.

«Quando venne il giorno Tamandarè vide che la palma erasi arrestata in mezzo al piano, e senti l’uccelletto di paradiso, il guanumby, che batteva le ali.

«Discese colla sua compagna e popolò la terra.»