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svegliandosi, non mirasse quel triste spettacolo, lo tolse di là, e attraversando lo spianato andò a deporlo nel mezzo della piazzetta.
Gli avventurieri impallidirono stupefatti di quello che vedevano; dipoi proruppero in uno sdegno feroce, rabbioso, delirante; erano come invasati da furore e vendetta.
Non esitarono più; scatenossi la rivolta; solo un piccolo gruppo di quattro uomini, che dopo l’uscita di don Antonio si tennero silenziosi, non prese parte a quel subuglio.
Al contrario, quando videro che i loro compagni, con Loredano alla testa, apparecchiavansi ad assaltare il fidalgo, vennero, come si è visto, ad offrirsi volontariamente al castigo, e a riunirsi al loro capo per parteciparne la sorte.
Poco tardò a presentarsi un avventuriere come parlamentario da parte dei rivoltosi; ma il fidalgo non gli lasciò proferir parola, e rinviollo col dire:
— Riferisci a’ tuoi compagni, o fellone, che don Antonio de Mariz impone e non discute le condizioni della sommissione: che essi sono condannati, e vedranno se so o non so adempiere al mio giuramento.
Il fidalgo diede allora opera a disporre i suoi mezzi di difesa; solo poteva contare sopra quattordici combattenti; egli, Alvaro, Pery, Ayres Gomes, mastro Nunes co’ suoi compagni, e i quattro uomini che si erano serbati fedeli; i nemici erano in numero di ventinove.