Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/85

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— No, rispose il cavaliere maravigliato.

— Ah!... sclamò Isabella respirando.

Erasi ingannata; il laceramento che una freccia aveagli fatto sulla spalla, mettendo a nudo la fodera rossa del giubbone, erale a prima vista apparso una ferita.

Alvaro cercò di sciogliere le sue mani da quelle d’Isabella; ma la fanciulla supplicandolo collo sguardo, e trattenendolo dolcemente, lo condusse fino al luogo ove stava poc’anzi, e l’obbligò a sederle da presso.

Molti avvenimenti si erano succeduti fra loro in que’ due giorni; vi sono dei casi in cui i sentimenti corrono con rapidità straordinaria, e divorano mesi ed anni in un solo minuto.

Riuniti in quella sala dalla necessità estrema del pericolo, vedendosi ad ogni momento, scambiandosi ora una parola ora uno sguardo, sentendosi infine l’uno vicino all’altro, questi due cuori, se non s’amavano, comprendevansi almeno.

Alvaro fuggiva e schivava Isabella; avea tema di quell’amore ardente, che lo avviluppava collo sguardo, di quella passione profonda e rassegnata che curvavasi a’ suoi piè sorridendo malinconicamente; sentivasi debole a resistere, e frattanto il suo dovere gli comandava di resistere.

Egli amava, o studiavasi di amar ancora Cecilia; avea promesso a suo padre di esserle marito; e nello stato in cui si trovavano, quella promessa valea più d’un giuramento, era una