Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/86

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necessità imperiosa, una fatalità che doveasi compiere.

Come potea dunque nutrire una speranza di Isabella? Non sarebbe stata cosa infame, indegna, accettare l’amore che offerivagli supplichevole? Non era dover suo distruggere nel suo cuore quel sentimento che non potea essere soddisfatto?

Alvaro così la pensava, e schivava tutte le occasioni di trovarsi da solo a solo colla giovane, perchè sentiva la possente impressione, l’attrazione irresistibile che esercitava sopra di lui quella formosità fascinatrice, quando la passione avvivandola la circondava di uno splendore abbagliante.

Diceva a sè stesso che non amava, che giammai amerebbe Isabella; frattanto sapea che se egli la vedesse un’altra volta come nel momento che gli confessò il suo amore, cadrebbe a’ suoi piedi e dimenticherebbe il dovere, l’onore ed ogni cosa per lei.

La lotta era terribile; ma l’anima nobile del cavaliere non cedeva, e combatteva eroicamente: potea esser vinta, ma dopo aver fatto quanto è possibile ad un uomo per restar fedele alla sua promessa.

Ciò che rendeva quella lotta ancora più violenta, era che Isabella nol perseguiva col suo amore; dopo quel primo ardimento si era raccolta in sè stessa, e rassegnata amava senza sperar mai di essere riamata.