Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 93 — |
del suo cocar1, e li gettò come un trofeo sulle sue armi.
Dipoi afferrò il suo grande arco di guerra, lo strinse al seno e curvandolo poco dopo contro al ginocchio lo spezzò in due parti, che aggiunse alle armi e agli ornamenti.
Per alcun tempo Pery contemplò con un senso di profondo dolore quelle spoglie della sua vita selvaggia; quegli emblemi della sua sublime devozione per Cecilia e del suo mirabile eroismo.
In lotta con quella potente emozione, mormorò insensibilmente nel suo linguaggio alcune di quelle parole, che l’anima manda alle labbra nei momenti supremi:
— Armi di Pery, compagne ed amiche, addio!
Il vostro signore vi abbandona e vi lascia per sempre: con voi egli vincerebbe; con voi nissuno potrebbe vincerlo. Ed egli vuol esser vinto...
L’Indiano levò la mano al cuore:
— Sì!... Pery, figlio di Arare, primo della sua tribù, forte tra i forti, guerriero goitacaz, giammai vinto, va a soccombere in guerra. Le armi di Pery non patirebbero veder il suo signore chieder la vita al nemico; l’arco di Arare, già spezzato, non salverà il figlio.
Il suo capo altiero e orgoglioso nell’atto che pronunciava queste parole, gli cadde sul seno; alla fine vinse quell’emozione, e circondando colle
- ↑ Il cocar è quella fascia di penne, somigliante a un diadema, di cui i selvaggi si cingono la fronte.