Pagina:Alessandro Volta, alpinista.djvu/11

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il volta alpinista 7

Pel naturalista poi i viaggî sono indispensabili: giustamente scriveva un secolo e mezzo fa un grande naturalista viaggiatore, il Targioni Tozzetti: «Molto più s’impara coll’osservare le produzioni naturali sul luogo nativo che col vederle raccolte in musei». Epperò il Volta sentì la necessità del viaggiare, come complemento alle indagini del laboratorio; e dai viaggi suoi, esplorando fenomeni naturali, visitando gabinetti e collezioni, ragionando cogli scienziati di maggior grido in Europa, trasse grandissimi vantaggi. Così eccitò più vivamente il suo genio, già educato da profondi studi, e potò assurgere a quelle scoperte che lo chiamarono a sedere con Archimede e con Galileo.

Ma ne’ suoi viaggi, pur mirando sempre a perfezionarsi nelle discipline predilette, aperse l’animo a tutto quanto di bello e di utile si offre a chi percorre nuove regioni e visita nuove città. Noi vediamo il Volta interessarsi di un mondo di cose svariatissime prendendone nota, nei paesi che man mano attraversa. A Lucerna si dà la pena di misurare a passi i vari ponti sulla Reuss; a Zurigo indaga attentamente come son disposte le vie e le case; a Basilea s’informa del commercio e della vita cittadina; a Strasburgo frequenta l’alta società, ed osserva che «le dame hanno affatto il far francese»; a Hindelbank s’entusiasma per un monumento sepolcrale, che, dedicato ad una signora morta di parto, rappresenta una donna risorgente dall’infranto avello col bambino fra le braccia; nella Savoia s’informa del modo di coltivare le patate e ne porta con sè una provvista, per diffonderne la coltivazione in patria; a Parigi, a Berlino, a Londra, a Vienna, dovunque insomma egli trovasi, raccoglie e consegna al suo taccuino ed alle sue lettere un tesoro di osservazioni sovra i più disparati argomenti. Fra l’altro notò persino che a Parigi, nel 1781 — a pochi anni dalla grande rivoluzione — i più eleganti della società erano i vescovi e gli abati, esclamando: Oh! la morale rigida!; e narrò d’aver trovato a Colonia una casa di canonichesse, che tenevano allegre conversazioni serali, con più di dieci tavolini da giuoco! Tutto ciò dimostra quanta genialità e versatilità distinguessero il Volta dalla turba dei filosofi tabacconi, degli scienziati racchiusi come telline nel proprio guscio; dalla gente che, pur eccellendo in un dato ramo dello scibile, si mantiene, cagnescamente ed ignorantemente, estranea a tutto il resto.

I viaggî del Volta erano dunque scientifici ed artistici ad un tempo: mentre s’occupava de’ suoi studi e delle sue ricerche, egli non mancava di dare sfogo a tutte le curiosità, come fanno i più intelligenti turisti moderni. Ma ciò che distingue in modo spe-