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il volta alpinista 53


alla porzione di viaggio che si svolse da Zurigo in avanti, fino a Torino, ci basta per comprendere come anche nella seconda parte il Volta abbia ben meritato dell’alpinismo. Solo è un peccato che il grand’uomo non abbia trovato il tempo per completare la sua narrazione, giacchè avremmo oggi potuto registrare altri ed importanti squarci di letteratura alpinistica.

A Zurigo il Volta si fermò cinque giorni, dedicandoli a visitare minutamente i gabinetti scientifici ed a contrarre conoscenza coi varî scienziati, che facevano allora di Zurigo un centro dottissimo. Il 20 settembre partì alla volta di Sciaffusa e visitò la celebre cascata del Reno, a proposito della quale scrive il Giovio (luogo citato): «Diluvio di acque sprofondantisi, alzantisi. Il terrore dell’ammirazione vi dà quattr’occhi ed orecchie altrettante: tacciono intanto tutti gli altri pensieri». Da Sciaffusa, con le relative tappe postali, i nostri viaggiatori passarono per Gautingen, Walshout, Hausenbourg, Rumpt e Rheinfelden, e giunsero a Basilea la mattina del 25. Dopo una sosta di due giorni, impiegata come al solito ad esaminare musei e conoscere persone distinte, si spinsero, passando per Brissac, a Strasburgo e fecero ritorno a Basilea, seguendo la via di Colmar, al 3 ottobre. Lasciata Basilea il 5, «percorsero la valle della Birs, fiancheggiata prima da colline calcari, poi da eccelse montagne, che presentano curiosi punti di vista in causa della svariata configurazione de’ loro fianchi dirupati e fessi capricciosamente. Codeste roccie calcari, solcate fin nelle viscere dalle acque, abbandonano alle medesime quella quantità di pietrificazioni, che poco fuori di Basilea si accumula nel letto del fiume. L’ampia e comoda strada, la quale vuolsi opera romana, passando per Lauffen e Münsterthal, segue costretta fra imponenti giogaie... Quindi sale, attraversa un masso per un traforo, riscende soda e larga sempre; perde di vista con tale vicenda la Birs, e arriva a un villaggio poco lungi da Bienna e dal lago. Di là un’altra valle più amena, dove s’incontra fra la calce qualche granito, conduce a Soletta. Il giorno 6 visitarono quella piccola, ma bellina città dagli ombrosi bastioni, bagnata dall’Haar, ricca di fontane e di contorni deliziosi a poggi adorni di villette e giardini. Di natura calcare, i terreni montuosi verso Basilea serbano pure molte pietrificazioni; dall’altro lato vi è il piano colle basse colline, ove riappare sovra un fondo di sabbia e ciottoli l’arenaria non rossa come in Alsazia, ma bianco-grigia. Per la costruzione vien preferito il calcare duro. Le sei leghe di cammino che dividono Soletta da Berna si percorrono ascendendo prima tra folti boschi di peccie, tassi