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libro ii - capitolo vi
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altro, piacere a quegli ottimi e a se stesso; e ciò necessariamente importa che egli piacerá poi a venti nazioni, a venti generazioni di uomini, in vece di piacere alla parte guasta di una. Né il sommo artefice dée cosí fare per orgoglio, ma per l’intima conoscenza del cuore umano ch’egli avrá acquistata leggendo, riflettendo, e pensando le passate cose; e per una intima conoscenza di se stesso e delle proprie forze, ch’egli avrá acquistata esercitandole, e comparando sé ai grandi di cui legge e le cose sue alle loro, e le loro vicende alle sue. Ed ecco come il sublime sguardo dell’uomo che sommo vuol farsi vede e misura ad un tratto il passato, il presente e l’avvenire; conosce se stesso negli altri, gli altri in se stesso; e la natura, la veritá, il retto ed il bello conosce nella loro maggiore estensione, per quanto ad uom si conceda. Ora un artefice che cosí fattamente pensa si lascierá egli proteggere nell’esercizio di un’arte per se stessa sublime, a cui vede palpabilmente dagli esempi passati che la protezione ha arrecato minoramento di fama e nel suo autore e nell’opera? E colui che ha necessitá di appoggio per sostenersi può egli avere spinto tant’oltre il suo imparziale ragionare e riflettere? ed essendosi pure spinto fin lá, non sceglierá egli piuttosto ogni altra via che quella di un’arte sublime, per procacciarsi il piú infimo indispensabile sostentamento?

L’uomo, che con qualche dritto si lusinga di conoscere il vero e che si sente il nerbo di esporlo con forza ed eleganza, o dée avere il bastante per vivere, o contentarsi del pochissimo, o rinunziare all’impresa, o guastarla.

Ma io dicitor di paradossi parrò, se esemplificando non provo, o almeno non identifico il mio pensiero. — La fama di Virgilio è somma; chi non se ne appagherebbe? chi l’ha agguagliato, non che superato? ed egli era pure protetto e pasciuto da Augusto. — Rispondo: — La fama dei libri di Virgilio è somma; e tale, quasi per tutti i lati, la meritano; e quelle parti di essi che possono essere combinabili colla timiditá dell’autore e coll’avvilimento della sua dipendenza, vi si scorgono tutte perfette; sceltezza e maestá di parlare, varietá e imitazione d’armonia, vivacitá di colori, evidenza, brevitá,