Pagina:Alfieri, Vittorio – Della tirannide, 1927 – BEIC 1725873.djvu/189

Da Wikisource.
 
libro ii - capitolo xii
183



della dolcezza di tanti altri premi che gloria non sono, ma che non paiono alla gloria nocivi. Mi giova perciò l’investigar brevemente quali siano codesti premi, e chi dargli e chi riceverli possa.

Premi che non siano gloria, e che pure non la vengano a contaminare con la loro mistura, altri non so vederne, fuorché certi onori, tributati quasi a nome di tutti, dagli uomini costituiti in una legittima dignitá, a chi se ne sia fatto degno. Questi onori, che mi paiono essere i soli veraci, sono raramente concessi nelle repubbliche; perché l’autoritá essendovi divisa e permutabile in molti, non v’è mai fra i dignitari una tale persona e sí grande, (parlo di estrinseca grandezza) che venga stimato un onore appo gli uomini il sederglisi accanto, il coprirsi, il mangiare alla mensa sua, o simile altra principesca puerilitá. Oltre ciò, le repubbliche volendo, e con ragione, che ogni loro individuo cooperi all’atto pratico del presente vantaggio, hanno tenuto per lo piú gli scrittori per una gente viziosa e poco utile. E in fatti, le lettere possono parere meno utili assai in una sana repubblica, dove gli uomini son buoni giá dalle giuste e ben eseguite leggi, che non in un principato dove giá sono pessimi dal servire. Ma per una trista fatalitá, elle possono nondimeno piú facilmente allignare lá dove il bisogno di esse è molto meno incalzante. Ove però le repubbliche volessero pur dare alcuni onori a chi ottimamente scrive, innegabile è ch’elle sole li potrebbero dare veraci. Se Sofocle, per esempio, avesse ottenuto dalla sua cittá, per legge vinta, di sedersi infra i piú alti magistrati, o alcun’altra simile distinzione; essendo una tale particolaritá accordata dai molti, lá dove i molti negarla o impedirla poteano, vero ed importantissimo onore, nobile e sovrano premio si dovea un tal privilegio riputare. Ma se un solo, a cui nessuno può né osa contraddire, accorda una qualunque distinzione, ella dee intitolarsi favore, e non mai onore; perché non fa prova di merito niuno; e quindi, potendola ottenere un inetto, e assai piú facilmente che un sommo uomo, necessariamente diviene questa distinzione una macchia alla vera virtú. Le sole repubbliche adunque onorare possono davvero i loro scrittori; i principi