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Pagina:Alfieri, Vittorio – Della tirannide, 1927 – BEIC 1725873.djvu/205

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libro iii - capitolo iii
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materia e il morale delle cose. E in fatti, le lettere sono pervenute al loro sommo apice nella libertá, non protette; le scienze, par che facessero lentissimi progressi fra quei due sovrani popoli, greci e romani, mentre altissimo splendore acquistarono poscia nei moderni principati, dove non libere crebbero e protette. Né a questa asserzione si abbisogna d’altra prova fuorché di paragonare nei loro libri ed effetti la fisica, la geometria, l’astronomia, l’algebra, la nautica, l’anatomia, la botanica e quasiché tutte le altre scienze degli antichi, con le simili dei moderni: e ad un tempo paragonare il valore, l’influenza e gli effetti delle lettere nei moderni principati, al loro valore, influenza ed effetti nelle antiche repubbliche. Non occorrendo dunque per ora il discutere quanto ai fatti, parmi che ne siano prima da investigar le cagioni. Tra queste, la piú chiara ed innegabile stimo, o credo almeno di ritrovarla da prima, nella parola da me soprammentovata nel definire le scienze: «leggi dei corpi». Molti e molti secoli di non interrotta applicazione divengono necessari al bene investigare e al sanamente stabilire tai leggi; e chi ciò fa nulla altro può né dée fare. Molte generazioni di uomini non interrotti né sturbati, son dunque necessarie consecutivamente, affinché una legge qualunque di corpo riceva infallibili prove ed evidenti dimostrazioni. È necessario quindi un lungo ozio ed una intera quiete in quella nazione che dée progredire nelle scienze; sono oltre ciò necessarie infinite spese, invenzioni ed esecuzioni costose di macchine, infinite esperienze, sterminati viaggi, espresso favore dei governi, e somma tranquillitá e protezione per gli osservatori; il che tutto suppone piú assai principato che repubblica.

Le vere antiche repubbliche, non che premiarlo, non tolleravano un uomo che col consiglio e con la mano non cooperasse all’utile presente di tutti. E l’utile che si ricava dalle scienze, è uno di quelli (come fra poco spero dimostrare) che appurar non si possono o non si sanno dall’universale, finché l’applicazione della scoperta veritá praticata non venga. Nelle repubbliche dunque, quasi nessuna opera dell’ingegno ben