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Pagina:Alfieri, Vittorio – Della tirannide, 1927 – BEIC 1725873.djvu/211

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libro iii - capitolo iv
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insaziabile umana curiositá; la quale pure, per quanto ai fonti della veritá si disseti, vede e tocca ogni giorno con mano, che quanto piú si sa piú ne rimane a sapersi. Che se le leggi dei corpi, scoperte e dimostrate, lusingano pur tanto la superbia dell’uomo, la ignota cagione di esse leggi e la sola terrestre generazione delle piante e degli animali, nascoste entrambe negli arcani di una profondissima notte, assai piú lo lasciano avvilito e scontento.

Risulta dunque dalle scienze perfezionate questo immenso umano sapere; a cui nondimeno, affinché il tutto si sappia, rimane assai piú strada da farsi che non se n’è fatta. E da questo sapere, qual ch’egli sia, risulta ai moderni popoli l’utile dimostrato della navigazione e del commercio, in cui superano pur tanto gli antichi. Ma dalla navigazione e dal commercio ci derivano ad un tempo le infinite arti superflue, lo sterminato lusso e i tanti infami suoi figli, per cui siamo in ogni politica e morale virtú inferiori di tanto agli antichi. Né da questa universale perfezione delle scienze mi pare che le umane societá ne abbiano in quasi nulla ricevuto la perfetta o maggiore utilitá delle necessarie instituzioni. Dalla meccanica piú raffinata, e quindi dalla perfezione dei rurali stromenti, l’agricoltura, quell’arte necessaria e divina che la base è di tutte, non ha perciò ricevuto quell’accrescimento che ella promettere parea; e perché? Perché migliori erano le generose braccia di un libero agricoltore con un pessimo aratro, che non con un ottimo le vili braccia di un mal pasciuto schiavo. Ed in fatti, in queste nostre scienziate e serve regioni, si vede per lo piú la stessa quantitá di terra nutrire un assai minor numero di uomini che non ne nutriva fra le antiche poco scienziate, ma libere.

Dalla fisica rettificata e ampliata, dalla botanica cosí immensamente estesa, dalla anatomia perfezionata, dalla chimica tanto insuperbita, e da tante altre simili scienze, la medicina, che è la seconda arte necessaria ai corpi umani, non ne ha per ciò ricevuto dimostrabile accrescimento di utilitá. Moltiplicati sono i libri ed i medici ed i malori; ma le mortalitá sono pur sempre o le stesse o maggiori; niente di piú, o forse men