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ii. del principe e delle lettere
 



grande, dell’utile, del retto e della libertá, che necessariamente da questi tutti deriva. Il teatro, la storia, i poemi, l’eloquenza oratoria, le lettere tutte in somma, e sotto gli aspetti tutti, una vivissima scuola divengono di virtú e di libertá. Proibiti, è vero, e impediti e perseguitati verranno tai libri; ma quindi letti saranno e meditati e giovevoli. Tutto penetra nei presenti tempi; e se finora le veritá tutte non si sono fatte la dovuta strada, si dée ascrivere al timore, o al non bastante ingegno di chi assunto si era di svelarle. Ma principalmente ascrivere si debbe questo indugio di veritá e di luce a un deplorabile errore di alcuni moderni sommi scrittori che, licenziosi e non liberi, anzi degni fabri di servitú, il loro ardire piuttosto rivolgeano ad offendere con laidezze i costumi, come se abbastanza corrotti non fossero; ovvero tutte le loro deboli forze rivolgeano a schernire ad abbattere una religione per la sua fievolezza e vecchiaia giá vinta; una religione, i di cui abusi non possono nuocere senza il principe che gli acconsenta e fomenti, e i di cui abusi nuocono sempre assai meno di lui.

Ma questi veri tribuni-scrittori tanto piú alto ufficio si assumerebbero, e ne verrebbero a conseguire una gloria tanto maggiore a quella degli antichi tribuni, quanto a ciò eleggendosi da se stessi, non ad un solo popolo intendono di giovare, ma ai popoli tutti; non ai loro soli coetanei, ma alle piú remote generazioni. E da questo aspetto delle lettere (nuovo affatto per noi, ma antico per esse e sacro, e solo veramente legittimo e delle lettere degno) nascerne di necessitá col tempo ne dovrebbe un nuovo aspetto di governi e di popoli.

L’opinione è la innegabile signora del mondo. L’opinione è sempre figlia in origine di una tal qual persuasione e non mai della forza. Ora chi negarmi ardirá che gli eccellenti scrittori non siano stati sempre assai piú fabri e padroni dell’opinione, a lungo andare, che i principi? Ragionano quelli, e sforzano questi; ma la veritá, allorché vien presentata sotto forme intelligibili da ogni classe di uomini, può penetrare in ogni uomo, e diventa ella quindi propria di tutti; all’incontro la forza del principe, che per via del timore penetra puranche