Pagina:Alfieri, Vittorio – Della tirannide, 1927 – BEIC 1725873.djvu/290

Da Wikisource.
284
iv. la virtú sconosciuta
 



alle poche e deboli opere del mio ingegno mi rimase, se non la calda memoria di tue possenti parole, e di quella tua tanta virtú, di cui nobile ed eccelsa prova al mondo lasciare ti avean tolto i nostri barbari tempi, l’umil tua patria, un certo tuo stesso forse ben giusto disdegno, ed in fine l’acerba inaspettata tua morte.

Francesco. Nel reputarmi tu di cose grandi capace, forse all’affetto tuo smisurato, piú che al tuo bastante intendimento, credevi. Comunque ciò fosse, morte ch’io non temeva né bramava, morte che a me dolse soltanto perché, senza neppur piú vederti negli ultimi miei momenti, io lasciava te immerso fra le tempeste di mille umane passioni; ma pure, morte che al mio cuore e pensamento giovava, poiché da tanti sí piccioli e nauseosi aspetti per sempre toglieami, ogni tuo amichevole dubbio spettante a me disciolto ha per sempre.

Privato ed oscuro cittadino nacqui io di picciola e non libera cittade; e, nei piú morti tempi della nostra Italia vissuto, nulla vi ho fatto né tentato di grande; ignoto agli altri, ignoto quasi a me stesso, per morire io nacqui e non vissi, e nella immensissima folla dei nati-morti non mai vissuti, giá giá mi ha risposto l’oblío.

Vittorio. Sprezzator di te stesso io ti conobbi pur sempre giá in vita; ed in ciò altresí, come in ogni altra cosa, del tutto ti conobbi dissimile, giá non dirò dai volgari, ma dai piú sommi uomini ancora; e perciò degno ti credeva e ti credo (soffri ch’io il dica, adulazion qui non entra) degno d’esser primo fra i sommi.

Morto sei; né di te traccia alcuna in questo cieco mondo tu lasci, nol niego, per cui abbiano i presenti e futuri uomini a sapere, con loro espresso vantaggio, che la rara tua luce nel mondo giá fu. Ignoto ai contemporanei tuoi tu vivevi, perché degni non erano di conoscerti forse; e ad un reo silenzio mal mio grado ostinandoti, d’essere a’ tuoi posteri ignoto sceglievi, perché forse la presaga tua mente, con vero e troppo dolore, antivedea che in nulla migliori delle presenti le future generazioni sarebbero. Ma io, ben rimembrartelo déi, tante volte pur