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iv. la virtú sconosciuta
 



in cui vissi, tu mi rappresentassi dal vero, direbbero i pochi che ti leggessero: «Una comune virtú, meritava ella vita? — Se, o con lusinga di stile, o con ingrandimento del vero, tu dalla sola e cieca amicizia guidato, imprendessi a ritrarmi, direbbero con piú ragione i lettori: — Ma che ha egli fatto costui, per meritar sí gran laudi? —

Tu vedi dunque che le vite vogliono essere scritte di coloro soltanto, che o gran bene o gran male agli uomini han fatto. E, degli antichi scrivendo, perfetto modello di ciò ne ha lasciato il divino Plutarco; e a scrivere dei moderni (di cui un volume d’assai minor mole farebbesi) non è sorto ancora un Plutarco novello. Benché tutto dí delle vite si scrivano, non si dá però vita a nessuno, né la ottiene per sé lo scrittore. Saviamente dunque, e da molto piú verace mio amico farai, di me soltanto ricordandoti, se pur ti giova, ma tacitamente nel tuo cuore, e nulla affatto di me mai scrivendo; perché in qualunque modo tu ponessi in carta questo tuo affetto per me, potresti con tuo dolore e mio danno dal tristo esito di un tale tuo scritto ritrarne il disinganno della opinione in che tu mi tieni.

Vittorio. E queste stesse cose che ora dicendo mi vai, deh, perché il mondo intero non le ascolta? Dalla tua nobile e natural noncuranza di te stesso, quanta grandezza dell’alto tuo animo non trasparirebbe a quei pochi che conoscono il vero, e che non sempre giudicano le cose dall’effetto? Io per l’appunto nell’accennare al pubblico alcuni tuoi tratti, e brevemente sovra essi ragionando, nutriva assai fondata speranza di poter con evidenza dimostrare che la virtú vi può essere anco nei piú servili tempi e nei piú viziosi governi; che tal virtú vi può essere la quale, anche nulla operando, a quella che il piú operasse giammai, si pareggi; e che in somma, quando ella nasce e dimora lá dove tutto l’impedisce, la distrugge o la scaccia, egli è ufficio di retto uomo, non che di verace amico, il manifestarla a tutti per consolare e incoraggire i pochissimi buoni, e per vie piú confondere e intimorire i moltissimi rei. E se io dalla tua ignotissima vita, dai privati e semplici tuoi costumi