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i. della tirannide
 



Domando, se nelle corti una maggior arte possa supporre minori vizi in chi la possiede e felicemente la esercita.

La non-ferocia dei moderni tiranni, che in essi non è altro che il prodotto della non ferocia dei moderni popoli, non comporta che agli ex-ministri venga tolta la vita, e neppur le ricchezze, ancorch’elle siano per lo piú il frutto delle loro iniquitá e rapine: né soffrono costoro alcun altro gastigo che quello di vedersi lo scherno e l’obbrobrio di tutti, e massime di quei vili che maggiormente sotto essi tremavano. Alcuni di questi vice-tiranni smessi, hanno la sfacciataggine di far pompa di animo tranquillo nella loro avversa fortuna, e ardiscono stoltamente arrogarsi il nome di filosofi disingannati. E costoro fanno ridere davvero gli uomini savi che, ben sapendo cosa sia un filosofo, chiaramente veggono ch’egli non è, né può essere mai stato, che un vice tiranno.

Ma perderei le parole, il tempo e la maestá da un cosí alto tema richiesta, se dimostrar io volessi che un ente cotanto vile ed iniquo non può né essere stato mai, né divenire un filosofo. Proverò bensí, (come cosa assai piú importante) che un primo ministro del tiranno non è mai né può essere un uomo buono ed onesto; intendendo io da prima per politica onestá e vera essenza dell’uomo, quella per cui la persona pubblica antepone il bene di tutti al ben d’un solo, e la veritá ad ogni cosa. E, nell’avere io definita la politica onestá, parmi di aver largamente provato il mio assunto. Se il tiranno stesso non vuole, e non può volere, il vero ed intero ben pubblico, il quale sarebbe immediatamente la distruzione della sua propria potenza, è egli credibile che lo potrá mai volere ed operare colui che precariamente lo rappresenta? colui, che un capriccio ed un cenno aveano quasi collocato sul trono, e che un capriccio ed un cenno ne lo precipitano?

Che il ministro poi non può essere privatamente uomo onesto, intendendo per privata onestá la costumatezza e la fede, si potrebbe puranche ampiamente provare, e con ragioni invincibili: ma i ministri stessi, colle loro opere, tutto dí ce lo provano assai meglio che nessuno scrittore provarlo potrebbe con