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Pagina:Alfieri, Vittorio – Della tirannide, 1927 – BEIC 1725873.djvu/47

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libro i - capitolo viii
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Conchiudo adunque che, non si potendo dir patria lá dove non ci è libertá e sicurezza, il portar l’armi dove non ci è patria riesce pur sempre il piú infame di tutti i mestieri; poiché altro non è se non vendere a vilissimo prezzo la propria volontá e gli amici e i parenti e il proprio interesse e la vita e l’onore, per una causa obbrobriosa ed ingiusta.

Capitolo Ottavo

Della religione.

Quella qualunque opinione che l’uomo si è fatta o lasciata fare da altri, circa alle cose che egli non intende, come sarebbero l’anima e la divinitá, quell’opinione suol essere anch’essa per lo piú uno dei saldissimi sostegni della tirannide. L’idea che dal volgo si ha del tiranno viene talmente a rassomigliarsi alla idea da quasi tutti i popoli falsamente concepita di un Dio, che se ne potrebbe indurre, il primo tiranno non essere stato (come supporre si suole) il piú forte, ma bensí il piú astuto conoscitore del cuore degli uomini; e quindi il primo a dar loro una idea, qual ch’ella si fosse, della divinitá. Perciò, fra moltissimi popoli, dalla tirannide religiosa veniva creata la tirannide civile; spesso si sono entrambe riunite in un ente solo; e quasi sempre si sono l’una l’altre aiutate.

La religion pagana, col suo moltiplicare sterminatamente gli dèi, e col fare del cielo una quasi repubblica, e sottomettere Giove stesso alle leggi del fato, e ad altri usi e privilegi della corte celeste, dovea essere, e fu in fatti, assai favorevole al viver libero. La giudaica, e quindi la cristiana e maomettana, coll’ammettere un solo Dio, assoluto e terribile signor d’ogni cosa, doveano essere, e sono state e sono tuttavia assai piú favorevoli alla tirannide.

Queste cose tutte, giá dette da altri, tralascio come non mie; e proseguendo il mio tema, che della moderna tirannide in