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Pagina:Alfieri, Vittorio – Della tirannide, 1927 – BEIC 1725873.djvu/51

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libro i - capitolo viii
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poiché in esse non hanno fede costoro; dalle armi dunque e dalla forza spaventati saranno ed indótti a finger di credere. E da quali armi mai? da qual vera forza? Dalle armi e forza del tiranno, che politicamente e religiosamente gli opprime. Dunque, dovendo i popoli temere l’armi di chi li governa, in una cosa che dovrebbe essere ad arbitrio di ciascuno il crederla o no, ne risulta che chi governa tai popoli di necessitá è tiranno; e che essi, attesa questa loro sforzata credenza, non sono né possono farsi mai liberi. Ed in fatti, né Atene né Sparta né Roma né altre vere ed illuminate repubbliche non isforzarono mai i lor popoli a credere nella infallibilitá degli oracoli; né, molto meno, a rendersi tributari e ciecamente obbedienti a niuno lontano sacerdozio.

La inquisizione, quel tribunale sí iniquo, di cui basta il nome per far raccapricciare d’orrore, sussiste pur tuttavia piú o meno potente in quasi tutti i paesi cattolici. Il tiranno se ne prevale a piacer suo, ed allarga o ristringe la inquisitoria autoritá, secondo che meglio a lui giova. Ma questa autoritá dei preti e dei frati (vale a dire, della classe la piú crudele, la piú sciolta da ogni legame sociale, ma la piú codarda ad un tempo), quale influenza avrebbe ella per se stessa, qual terrore potrebbe ella infondere nei popoli, se il tiranno non la assistesse e munisse colla propria sua forza effettiva? Ora una forza che sostiene un tribunale ingiusto e tirannico non è certamente né giusta né legittima: dove alligna l’inquisizione, alligna indubitabilmente la tirannia; dove ci è cattolicismo, vi è o vi può essere ad ogni istante l’inquisizione: non si può dunque essere a un tempo stesso un popolo cattolico veramente e un popolo libero.

Ma che dirò io poi della confessione? Tralascio il dirne ciò che a tutti è ben noto; che la certezza del perdono di ogni qualunque iniquitá col solo confessarla riesce assai piú di sprone che di freno ai delitti; e tante altre cose tralascio che dall’uso, o abuso, di un tal sacramento manifestamente ogni giorno derivano. Io mi ristringo a dire soltanto che un popolo che confessa le sue opere, parole e pensieri ad un uomo, credendo di rivelarli per un tal mezzo a Dio; un popolo che fra gli altri