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i. della tirannide
 



se stesso, ove egli non lo sia divenuto pe’ suoi vizi e reitá; ma non si può sopravvivere alla perdita sforzata ed ingiusta di una teneramente amata persona; né, molto meno, alla perdita del proprio onore. Quindi, dovendo assolutamente un tal uomo morire, ed essendo estrema la ingiuria ricevuta, non può egli né dée piú allora conservare rispetti; e che che avvenire ne possa, il forte dée sempre morir vendicato; e chi nulla teme può tutto.

Per unica prova di quanto asserisco, addurrò la sola riflessione che di quante tirannidi sono state distrutte, o di quanti tiranni sono stati spenti, per destare quel primo impeto universale necessarissimo a ciò, non vi fu mai altra piú incalzante ragione che le ingiurie fatte dal tiranno nell’onore principalmente, quindi nel sangue, poi nell’avere. Questo insegnamento non è dunque mio; ma egli sta nella natura degli uomini tutti. Ma pure, a chi dovesse e volesse vendicare una simile ingiuria, consiglierei pur sempre di farsi solo all’impresa, e di omettere intieramente ogni pensiero della propria salvezza, e come non alto e come vano e come sempre dannoso ad ogni magnanima importante vendetta. E chi non si sente capace di questa totale omissione di se stesso non si reputi stoltamente capace né degno di eseguire una sí alta vendetta; e si persuada che meritava egli veramente l’oltraggio che ha ricevuto, e pazientemente quindi sel goda. Ma se l’offeso si trova del pari dotato di alto animo e d’illuminato intelletto, se da quella sua privata vendetta ne ardisce egli concepire e sperare la universale permanente libertá, tanto piú allora si muova egli (ma sempre pur solo) a compiere la prima e la piú importante impresa; ometta egli parimente ogni pensiero della propria salvezza; tutte quelle risentite parole che, con grave ed inutil pericolo per sé e per l’impresa, egli avrebbe mosse agli amici per indurgli a congiurare con lui, tutte le cangi in un solo importantissimo, tacito e ben assestato colpo: e lasci poi all’effetto che ne dée necessariamente ridondare l’incarico di estendere e di corroborar la congiura; e al solo destino ogni cura della propria salvezza abbandoni. Ma cogli esempli piú estesamente mi spiego.