Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. I, 1946 – BEIC 1727075.djvu/347

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atto secondo 341
Oreste   Ah! vero parli...

Ma non ti sta, come a me sta, su gli occhi
un padre ucciso, sanguinoso, inulto,
che anela, e chiede, e attende, e vuol vendetta.
Pilade Quindi a disporla io piú son atto. — M’odi.
Qui siam del tutto ignoti; è in noi sembianza
di stranieri: d’ogni uomo e l’opre e i passi,
sia vaghezza o timor, spíar son usi
gl’inquieti tiranni. Il sol giá spunta;
visti appena, trarranci a Egisto innanzi:
dirgli...
Oreste   Ferir; centuplicare i colpi
dobbiam nell’empio; e nulla dirgli.
Pilade   A morte
certa venisti, od a vendetta certa?
Oreste Purché sian certe entrambe; uccider prima,
e morir poscia.
Pilade   Oreste, or sí ten prego,
per l’amistá, pel trucidato padre,
taci: poche ore al senno mio tu dona;
al tuo furor l’altre darò: con l’arte,
pria che col ferro, la viltá si assale.
Messi del padre mio ne creda Egisto,
e di tua morte apportatori in Argo.
Oreste Mentir mio nome? ad un Egisto? io?
Pilade   Dei
tacerti tu, nulla mentire; io parlo:
è tutto mio l’inganno: a tal novella
udrem che dica Egisto: intanto chiaro
ne fia il destin d’Elettra.
Oreste   Elettra! Ah! temo
che in vita piú non sia. Di lei non ebbi
mai piú novella io, mai. Sangue d’Atride,
certo, costui nol risparmiò.
Pilade   La madre
forse salvolla: e se ciò fosse, pensa