Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. I, 1946 – BEIC 1727075.djvu/367

Da Wikisource.


ATTO QUARTO

SCENA PRIMA

Oreste, Pilade.

Pilade Eccoci al punto: or d’arretrarci tempo,

no, piú non è: davanti a se ne vuole
Egisto, il sai; qui d’aspettarlo imposto
ne viene: e quí, se tu non cangi il modo,
a uccider no, ma a morir noi, venimmo.
Altro non dico. A tuo piacer vaneggia;
come al ferir, presto al morire io vengo.
Oreste Misero me! Cotal rampogna io merto,
il so: troppo tu m’ami; io non fui degno
di te finor; deh! scusa. Io frenerommi
al cospetto d’Egisto; e ciò piú lieve
sarammi, spero, che il frenarmi innanzi
a lei, che il manto, il volto, ambe le mani
pareami aver tinte di sangue ancora.
Meglio assai l’odio, che a nemico io porto,
nasconderò, che non quell’orror misto
d’ira e pietade, onde me tutto empiea
di tal madre la vista.
Pilade   Ad essa incontro
chi ti spingea? non io.
Oreste   Piú di me forte,
non so qual moto. Il crederesti? in mente
da pria mi entrava di svenarla; e tosto