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ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

Timofane, Echilo.

Echilo Timoleon giunge a momenti: ai soli

tuoi preghi, e miei, mal s’arrendea; null’altro
forza gli fe, che le materne istanze.
Timof. Ben so; pieghevol core egli non conta
fra sue tante virtú: ma, se varranno,
giunti all’oprar mio dritto, i dritti sensi,
oggi fia ’l dí, che il suo rigor si arrenda
a mie ragioni; o il dí mai piú non sorge.
Echilo Con quel di voi, ch’ultimo ascolto, parmi
che il ver si alberghi: eppur sol uno è il vero.
D’amistade e di sangue a te congiunto,
di riverenza e d’amistade a lui,
campo vorrei frattanto, ove ad entrambi
l’immenso affetto mio mostrar potessi.
Indivisi, deh! siate; e al senno vostro
me, mie sostanze, il cor, la mente, il brando,
deh! non vogliate disdegnar ministri.
Timof. Ben ti conosco, Echilo mio... Ma veggio
Timoleon venir: seco mi lascia,
vo’ favellargli a lungo; i sensi suoi
da solo a sol piú m’aprirá fors’egli.