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134 | timoleone |
di trar costoro al parer mio: niun danno
è per tornarne a loro, e, suo mal grado,
vo’ che con me Timoleon divida
il mio poter, che omai securo io tengo.
Da me, tu per te stessa, non dissenti:
te non governa amor di patria cieco:
ami i tuoi figli tu. Per or, mi lascia:
forse verranne a me il fratello; io il voglio
convincer prima: a parte poscia in breve
tu tornerai di nostra gioja.
Echilo Ah! ch’egli
si arrenda a te, tanto è possibil, quanto
ch’io mi t’arrenda... Or, di’: s’ei non si piega,
fermo sei di seguir tua folle impresa?
Pensaci; parla...
Demar. Echilo... Oimè,... ch’io sento
al cor presagio orribile!... Deh! figlio,
ten priego; almen non muover passo omai,
ch’io pria nol sappia.
Timof. A te il prometto: or vanne:
nulla imprender vogl’io, senza il tuo assenso:
vivi secura; io ’l giuro. Ho in me certezza
d’annunziarti in breve interna pace,
stabile al par della grandezza esterna.
SCENA TERZA
Timofane, Echilo.
nol vincerai, come costei, giá vinta
da sua donnesca ambizíone.
Timof. I mezzi
di vincer tutti, in me stan tutti: il credi.
Echilo Or parli al fin; questo è linguaggio all’opre