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ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

Merope.

Merope, a che pur vivi? Omai piú forse

tu non sei madre. — A che tre lustri in pianto
ho in questa reggia di dolor trascorsi?
Suddita a che d’un Polifonte infame,
dove sovr’esso io giá regnai? d’un mostro,
che il mio consorte, e due miei figli, (oh vista!)
mi trucidò su gli occhi... Uno men resta,
di sventurate nozze ultimo pegno;
quel ch’io serbava alla vendetta, e al trono;
sola speranza mia; sola cagione
del mio vivere... O figlio, a che mi valse
l’averti a stento dal crudel macello
sottratto io stessa?... Ahi giovinetto incauto!...
Ecco or ben l’anno, che il segreto asilo
ch’ei certo aveva a Polidoro appresso,
abbandonò... Quell’infelice vecchio,
che quasi padre gli è, d’Elide muove
giá da sei lune, e tutta Grecia scorre
di lui cercando: e piú di lui non odo,
né del figliuolo: oh dubbio orrendo!... Io deggio,
per piú martíre, in me tener racchiusa
sí fera doglia... Uno, in Messene intera,
non ho che meco pianga: in su la tomba