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16 | rosmunda |
nulla ottener puoi da Rosmunda? e tanto
ella da te, pur tanto, ottenne. — Or basti.
Io giá son pago appieno: ogni mio merto
mi hai giá guiderdonato regalmente,
promettendo.
Almac. Deh! no; nol creder;... voglio...
ma di’... — Romilda!... E riamato sei?
Ildov. Romilda... Eccola.
SCENA SECONDA
Almachilde, Romilda, Ildovaldo.
Oh miei delusi voti! alla non tua
regal corona anco l’alloro intessi?
Palma oggi ottiene il tradimento? — E l’abbia. —
Ma tu, guerrier di generosi spirti,
Ildovaldo, perché l’alta tua possa
spendi a pro di costui? virtú cotanta
dovea mai farsi a tanta infamia scudo?
Almac. Dunque, o ver me non mai placabil donna,
non v’ha forza di tempo, o d’opre modo,
che un cotal poco rammollisca, o acqueti
l’ira tua giusta? A te Ildovaldo il dica,
com’io nel campo ricercai la morte,
ei che a morte mi tolse. — Ah! mal ti prese
pietá di me: morire io lá dovea,
poiché qui offende il vincer mio. — Ma il cielo,
che del mio cor sa l’innocenza, (ah, pura
fosse cosí mia destra!) il ciel fors’oggi
non diemmi invan lustro, e vittoria, ov’io
morte cercai.
Ildov. Non mi accusar, Romilda,
d’aver pugnato. A vendicar tuo padre