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226 lettera dell’abate cesarotti


Eccellente è la scena II del III atto. Le impazienze di Merope, l’imbarazzo di Polidoro, le sue scappate dalla domanda, il dolore improvviso che lo tradisce, e i trasporti della madre, formano una situazione la piú toccante. Di non minor bellezza è la seguente, in cui ambedue fuor di se raccontano il vero a Polifonte colle grida dell’angoscia, e insultano il tiranno colla sicurezza della disperazione.

Piena d’interesse diverso è la II dell’atto IV, in cui Polidoro trova Cresfonte vivo, ma nel punto il piú critico. La sorpresa, l’allegrezza, la speranza, il timore, l’imbarazzo, si combattono a vicenda. Ma superiore ad ogni altra, anzi divina, è la seguente, in cui Merope viene con Polifonte per uccidere Egisto. Questa è una situazione del tutto nuova, e di straordinaria bellezza. Che fará Polidoro? come arrestar Merope, senza palesar Cresfonte ed esporlo al furor del tiranno? Il trasporto della madre rende vano ogni ritardo e pretesto. Il tratto ultimo estorto dalla necessitá, Egli è tuo figlio, è un lampo improvviso, in cui sfavillano tutti gli affetti. Questo quadro teatrale mostra un genio drammatico, che non può lodarsi abbastanza.

Ma, dopo questo punto, parmi che la tragedia vada scemando di pregio (10). Polifonte è certo che Egisto è Cresfonte; lo conosce valoroso, audace, spirante vendetta; sa l’odio della madre, e dee presentirne le speranze e i disegni. Come non si assicura del suo nemico? Non è piú tempo d’artifizj; si tratta di troppo: egli non ha di sicuro che questo momento. La condizione d’Egisto è ancora equivoca: se egli lascia convalidar l’opinione che sia Cresfonte, non vi è piú sicurezza per lui. Egisto è reo d’un assassinio, si crede uccisor di Cresfonte; Polidoro lo attesta, poi dice che è figlio suo, poi finalmente ch’è figlio di Merope. Tante variazioni fanno giustamente sospettar di frode: qualunque principe, anche legittimo e giusto, si sarebbe assicurato di costoro, e gli avrebbe per lo meno posti in prigioni diverse, per venire in chiaro della veritá. A piú forte ragione dee farlo Polifonte (11). Pure egli non se ne cura, lo dona a Merope; e solo persiste di volerla sua sposa. Con quale oggetto? egli non può piú sperare d’imporre al popolo; ella mostra la sua ripugnanza; e questo matrimonio sforzato è una nuova violenza tirannica, che lo rende maggiormente odioso. Suppongasi che egli voglia far credere di adottar Cresfonte per figlio, e lasciargli il trono. Lo tratterá egli da principe reale? egli ne sará la vittima. Lo fará egli uccidere in qualche modo? ma come