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Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. II, 1946 – BEIC 1727862.djvu/249

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ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

Maria, Lamorre.

Lamor. Se udire il vero osi, o regina, io l’oso

a te recar, poiché il tuo popol fido
mi tien da tanto; e poiché al soglio intorno
non è chi voglia o ardisca dirlo. In seno
fiamma, cui non son esca umani affetti,
ma che tutta arde in Dio, libera io nutro.
Maria Non lieve impulso è la licenza vostra
(o sia da me concessa, o da voi tolta)
alla licenza popolare. All’ombra
santa de’ templi, in securtá le mire
vostre non sante crescono: svelati
voi siete omai. Ma, perché aperto sia
che udir non temo io ’l ver, piú che tu dirlo,
io t’ascolto; favella.
Lamor.   A te sgradito,
duolmene assai, son io; ma forse or posso
giovarti; e laude fia, piú che il piacerti.
Queste lagrime mie, finte non sono;
non di timor fallaci figlie: il pianto
questo è di tutti; e queste voci mie,
son del tuo popol voce. — Or dimmi; a nome
di Scozia tutta il chieggio; or dimmi: sei