Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. II, 1946 – BEIC 1727862.djvu/262

Da Wikisource.
256 maria stuarda
tutto mel dice giá: muto ogni volto;

e la regina ad incontrarmi lenta;
e gli altri... oh rabbia! Ma, ella vien: si ascolti;
risolverò con miglior senno io poscia.


SCENA TERZA

Arrigo, Maria.

Maria Ben giungi, o tu, che alle mie gioje e affanni

indivisibil mio compagno io scelsi.
Tu cedi al fine, e ai preghi miei ti arrendi:
ecco, al fin nella tua reggia tu riedi;
sai ch’ella è sempre tua, benché ti piaccia
starne sí a lungo in volontario bando.
Arrigo Regina...
Maria   Ahi nome! Or, che non di’ consorte?
Arrigo Pari è fra noi la sorte?
Maria   Ah! no; che in pianto
viver mi fai miei lunghi giorni...
Arrigo   Il pianto
mio, tu nol vedi...
Maria   Io giá bagnar ti vidi
la guancia, è ver, di lagrime di sdegno,
ma d’amor no.
Arrigo   Sia che si voglia, io piansi;
e tuttor piango.
Maria   E chi cessar può il duolo,
chi rasciugar può il ciglio mio, chi all’alma
render mi può pura e verace gioja,
chi, se non tu?
Arrigo   Di noi chi ’l voglia, e il possa,
chiaro or tosto sará. Ti dico intanto
ch’oggi io non vengo a nuovi oltraggi...
Maria   Oh cielo!
perché aspreggiarmi anzi che udirmi vuoi?