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278 maria stuarda
che ordisci ognora a danno mio, tu chiami

anco la iniqua Elisabetta a parte?
Maria Che mai mi apponi? Oh ciel! qual prova?...
Arrigo   Ormondo
perfido è, sí, ma non quant’altri; invano
a tentare, a promettere, a sedurre,
e a lusingar, me l’inviasti. Udissi
trama simíl giammai? Volermi a forza
far traditore? onde ritrar pretesti
poi di velata iniquitá...
Maria   Che ascolto?
M’incenerisca il ciel, s’io mai...
Arrigo   Non vale,
no, spergiurare. Intera io ben conobbi
la fraude tosto, e acconsentirvi io finsi,
per ingannar l’ingannator: ma stanco
giá son d’arte sí vile: ebbe giá piena
da me risposta Ormondo. Or sprezzeratti
Elisabetta, che ti odiava pria;
ella a biasmarti, ella a gridar fia prima
que’ tuoi stessi delitti, a cui t’ha spinto.
Maria Vile impostura ell’è. Chi spender osa
cosí il mio nome?...
Arrigo   Atroce appieno han l’alma
i tuoi; non ten doler: solo, in dar tempo
ai loro inganni, ancor non son ben dotti.
Botuello e Ormondo in nobile vicenda
spíar volendo nel mio cor tropp’entro,
troppo hanno il loro, e troppo aperto il tuo.
Maria — Se in te ragion nulla potesse, o almeno
se tal tu fossi da ascoltarla, è lieve
chiarir quí tosto il tutto: entrambi insieme
chiamarli; udire...
Arrigo   A paragon venirne
io di costoro?...
Maria   E come in altra guisa
poss’io del ver convincerti? la benda