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312 la congiura de’ pazzi
vie degli avi calcate: a piene vele,

fin che l’aura è seconda, itene, o prodi.
Non che gli averi, a chi vi spiace tolta
sia la vita e l’onor: lo sparso sangue
dritto è sublime al principato, e solo.
Ardite omai: fatevi pari ai tanti
tiranni, ond’è la serva Italia infetta...
Gugl. Figlio, tu il modo eccedi. È ver, che lice,
finché costor di cittadini il nome
tratto non s’hanno, a ciascun uomo esporre
il suo pensier; ma noi...
Loren.   Tardi sei cauto:
di frenarlo, in mal punto ora ti avvisi.
Non ten doler; suoi detti, opra son tua.
Lascia or ch’ei dica: ognor sta in noi l’udirlo.
Giul. Giovine audace, or l’innasprir che giova
gli animi giá non ben disposti? Il meglio
per te sará, se tu spontaneo lasci
il gonfalon, che ad onta nostra invano
serbar vorresti; il vedi...
Raim.   Io vil, d’oltraggi
degno farmi in tal guisa? Odi: queste arti,
per comandar, ponno adoprarsi forse;
ma per servir non mai. S’io ceder debbo,
ceder voglio alla forza. Onor si acquista
anco tal volta in soggiacer, se a nulla
si cede pur, che all’assoluta e cruda
necessitá. — Mi piacque i sensi vostri
udito aver, come a voi detto i miei.
Or, nuovi mezzi a víolenza nuova
vedere attendo, e sia che vuole: io ’l giuro;
esser vo’ di tirannide crescente
vittima sí, ma non stromento io mai.