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atto terzo 327
Bianca   Ma imperturbabil sempre

io finora ti vidi: or temi? e il dici?...
E il tuo figliuol, che impetuoso turbo
di víolenti discordanti affetti
era finor, sembianza or d’uom tranquillo
vestir gli veggio? Ei mi movea parole
poc’anzi, tutte pace: ei, per natura,
d’ogni indugiar nemico, egli dal tempo
dice aspettar sollievo: ed or mi sfugge
con uno ignoto? e tu, commosso resti?...
Ah! sí; pur troppo havvi un arcano:... e il celi,
a me tu il celi? Il padre mio, lo sposo
mi deludono a prova? Il ciel, deh! voglia...
Gugl. Dal pianto or cessa, e dai sospetti: è vano,
ch’io, paventando, a non temer ti esorti.
Temi, ma non di noi. — Ben disse il figlio,
che sol recarne può sollievo il tempo.
Torna ai figli frattanto: a noi piú grata
cosa non fai, che il custodir tuoi figli,
e ben amargli, e alla virtú nutrirli. —
Util consiglio, se da me nol sdegni,
fia, che tu sempre alto silenzio serbi,
ove il parlar non giovi... O Bianca avrai
tu il cor cosí di tutti noi: dei crudi
fratelli, a un tempo, schiverai tu l’ira.