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atto quinto | 349 |
Loren. Io ’l voglio1. — O ferro,
trucidator del fratel mio, quant’altre
morti darai!
Raim. Sposa,... per sempre... addio.
Bianca Ed io vivrò?...
Gugl. Terribil vista! — Or tosto,
fammi svenar: che piú m’indugi?
Loren. Al tuo
supplizio infame or or n’andrai. — Ma intanto,
si stacchi a forza la dolente donna
dal collo indegno. Allevíar suo duolo
può solo il tempo. — E avverar sol può il tempo
me non tiranno, e traditor costoro.
- ↑ Strappa il ferro di mano a Guglielmo, che l’avea raccolto, appena gittatogli da Raimondo.