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362 don garzia
Diego   Che temo? Il trono

si debbe a me; né tor mel puote il padre.
Anco mel tolga, a ripigliarlo io basto.
Ben ci conosce il padre.
Piero   È ver; ma l’arte...
Diego Ai vili dono io l’arte. Il so, che troppo
egli è caro alla madre. Al par vorrei
che a Cosmo il fosse; e che men cal? non temo,
non invidio, non odio il fratel mio.
Piero Ma, tu non sai, qual reo disegno asconda
entro il suo cor Garzía...
Diego   Gli altrui disegni
indago io mai?
Piero   Ma ignoti al padre...
Diego   E voglio
riferirglieli forse? In me ciò fora
piú assai vile, che in altri: or che fra noi
torte parole corsero, parrebbe
astio, o vendetta, ogni mio detto. Il padre
conosco; e so, quanto abbia forza in esso
d’ira l’impeto primo: a trista prova
meglio è nol porre. Ove Garzía diventi
peggior per se, tutto n’abbia egli il danno.
Ma, s’egli offender me piú omai si attenta,
spero che dir non ei potrá, ch’io chiesto
di lui ragione ad altri abbia, che a lui.