Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. II, 1946 – BEIC 1727862.djvu/375

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atto secondo 369
nulla potrebbe traditori mai:

che Diego, e tu...
Piero   Certo ne son, di Diego;
di me, lo spero; e ogni uom di se lo accerta,
finch’ei rimane in se. Ma poi, che fia,
se di ragion nemico amor lo sforza?
Cosimo Amor! Che parli?
Piero   Il suo fallir men grave,
se pensi a ciò, parratti.
Cosimo   Amor, dicesti?
Amor di chi?
Piero   Padre, tu il sai.
Cosimo   So, ch’egli
è un traditor; ch’ei con Salviati spesso,
quí nella reggia mia, di notte, ascoso,
osa abboccarsi: ma, che amor l’induca,
nol seppi io mai. Qual fia l’amor? favella.
Piero Ahi lasso me!... Scusare il volli; ed io,
io l’accusai.
Cosimo   Parla: l’impongo; e nulla
mi taci, o ch’io...
Piero   Deh! padre, or gli perdona
il giovenil trascorso, e nulla in lui
a mal talento ascrivi. Amor soltanto
il fa parere un traditore. Egli ama
del reo Salviati la innocente figlia:
Giulia gentil, che tu, in ostaggio forse
della paterna fede, infra le illustri
donzelle in corte collocasti, e serbi;
Giulia è il suo amor: videla appena, e n’arse.
Celato l’ama, e riamato ei vive
in dolce e vana speme. Or, qual ti prende
poi maraviglia, che d’amata donna
il genitor, non reo paja all’amante?
Cosimo Ogni uom gli errori de’ miei figli or dunque
sa piú di me? gli scusa ogni uom? li cela?


 V. Alfieri, Tragedie - II. 24