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378 don garzia
Cosimo   ... In cor ben dentro

ti sta costui: forte è il tuo dir, né il biasmo.
Poiché tu ’l di’, virtude alcuna in esso
aver pur dee: ma, parla; e il ver mi narra;
giá tu mentir non sai: t’incende or sola
sua virtude a laudarlo?
Garzia   Ah! poiché credi
ch’io non sappia mentir, neppur tacerti
in parte alcuna il ver vogl’io. Mi punge
anco l’amore: ardo per Giulia; e quindi
doppia ho pietá del genitore.
Cosimo   Ed egli
il sa?
Garzia   Gliel dissi.
Cosimo   E, ti seconda?
Garzia   E il danna;
e il danno io pur. Deh! qual mi credi?
Cosimo   Accorto;
ma, non a tempo.
Garzia   Amor, no, non m’accieca,
né onor mi spoglia. A te Salviati io laudo,
perch’egli tutto a sua virtú pospone:
altro il direi, s’altro il sapessi; e fosse,
com’egli è avverso, anco al mio amor secondo.
Tradire il ver non so: d’alcuna speme
non pasco io, no, quel fuoco che mi strugge;
cui né nudrire in cor vorrei, né posso
spegnerlo pure. Il non cangiabil mai
severo tuo voler, so che per sempre
me da Giulia disgiunge. A te non chieggio
pietá: pur troppo, alla insanabil piaga
so che non ho rimedio, altro che morte!
Te supplicai pel suo innocente padre,
che tale il so; ma, s’ei nol fosse, amore
mai traditor non mi faria del mio.
Cosimo Perfido, udir dalla tua propria bocca