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Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. II, 1946 – BEIC 1727862.djvu/389

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atto terzo 383



SCENA QUARTA

Garzia.

Nulla farò, se non è Giulia in salvo. —

Ma oimè! che spero? che a deluder Cosmo
vaglia or la madre, che scolpito in volto
porta il terrore? Oh! di qual padre io nasco!
Sagace al par che crudo, ingannar puossi,
come a pietá piegarlo... Eppur, sua rabbia
non avrá nella timida donzella
rivolta ei, no, pria di saper s’io niego
vibrar l’atroce colpo... Ed io, il consento?...


SCENA QUINTA

Piero, Garzia.

Piero Fratel, che festi? Oimè!...

Garzia   Che fu?
Piero   Ben ora
ti compiango davvero.
Garzia   Ora!... Che avvenne?
Piero Misero te! Minaccia Cosmo, e freme,
e traditor ti appella.
Garzia   Io tal non sono.
Piero Ma pure, il padre è fuor di se. D’infami
aspre catene carca innanzi trarre
si fea la figlia di Salviati...
Garzia   Oh cielo!
Tiranno vile... Io corro.
Piero   Ahi!... dove?
Garzia   A trarla
d’indegni ceppi.
Piero   A orribil morte trarla
tu puoi, col tuo furore. A guardia ei diella,
sotto pena del core, al crudel Geri.
Se in suo favore un menom’atto ei vede